Il tecnico nerazzurro ormai da due anni e mezzo sta facendo scintille a Bergamo e il suo nome è sulla bocca di tutti, ma lui ha altre idee
Un vivaio che cresce a perdita d’occhio- sia per infrastrutture che per talento dei suoi giovani occupanti- una cantera intima e famigliare, dove i problemi si risolvono a quattr’occhi e dove il presidente e la sua famiglia sono i primi tifosi della squadra.
TRE ANNI DI SUCCESSI. E, soprattutto, dove sono ammessi esperimenti e guizzi creativi, supportati dal calore di un pubblico che quasi segue la squadra più in trasferta che in casa. Questo si è ritrovato a Bergamo Gian Piero Gasperini quasi tre anni fa, tanti semi su cui ha dovuto prendere le misure, coltivare sapientemente e con pazienza e che poi hanno iniziato a dare i loro frutti. Adesso che l’Atalanta è in finale di Coppa Italia e in quarta posizione Champions in solitaria- entrambi fatti inimmaginabili non solo tre anni fa, me nemmeno il 31 agosto scorso- tutti vogliono il tecnico Gasperini. Basandosi solo sui risultati, nessuno a pensa che un orso del Polo Nord si sciolga a Dubai o un Re Leone della foresta nello zoo si senta in gabbia.
HABITAT ADATTO. Ogni genio, ogni maestro, ha bisogno dell’habitat adatto: Genova ne è stata la prova, Bergamo la riconferma unità a un pizzico di maturità. I milanisti quindi potrebbero già mettersi l’animo in pace per il dopo-Gattuso: se la Dea riuscirà a mantenere il quarto posto, il Gasp rimarrà a Bergamo. Il suo sogno è la Champions, il suo sogno è una squadra a sua immagine e somiglianza: sotto le Mura orobiche li può realizzare entrambi. Inutile accostare i nomi dei nerazzurri alle ‘Big’, perché ormai è la Dea la Big. Il Milan non ha i(Dea) di gioco, non sparge sudore e spirito di sacrificio, non diverte e non si diverte.
GASP NELLA CANTERA OROBICA. Tutto il contrario del calcio gasperiniano che il Diavolo vorrebbe ma che Percassi si tiene stretto nella cantera bergamasca, nata apposta per essere diretta da uno come Gian Piero Gasperini.