Il guru del settore giovanile scomparso martedì, dal Como all’Atalanta, è stato uno scopritore di talenti e un allevatore di futuri tecnici. Il cordoglio da Prandelli in giù
A stendere l’elenco sterminato dei gioielli messi in vetrina dal compianto Mino Favini ci pensa oggi l’illustre atalantinologo Pier Carlo Capozzi dalle colonne de L’Eco di Bergamo. A Como, Stefano Borgonovo, Roberto Galia, Luca Fusi, Gianfranco Matteoli, Diego De Ascentis, Pietro Vierchowod, Gianluca Zambrotta e Marco Simone. All’Atalanta, dal ’91 in cui lo chiamò Antonio Percassi su consiglio di Franco Previtali fino al 2015, Gianpaolo Bellini, Simone Padoin, Massimo Donati, Alessio Tacchinardi, Domenico Morfeo, Ivan Pelizzoli, Riccardo Montolivo, Giacomo Bonaventura, Giampaolo Pazzini, Federico Pisani, Cristian e Damiano Zenoni, Mattia Caldara, Andrea Conti, Alberto Grassi e Gagliardini.
I MISTER DEL MAGO. Il Mago di Meda, cittadina natale in cui riceverà l’ultimo saluto in parrocchiale venerdì alle 15, ha allevato anche allenatori di grido. Come Cesare Prandelli, plasmato nel settore giovanile di Zingonia negli Anni Novanta pieni di talenti e successi (scudetti Allievi ’92 e Primavera ’93, anche 1 Viareggio), che lo aveva invitato nella finale degli Europei persa con la Spagna a Kiev nel 2012 e lo ricorda così: “È stato un riferimento per generazioni di calciatori, il più grande responsabile di un settore giovanile come quello nerazzurro: ha insegnato come gestirlo e tecnicamente era una garanzia. La sua visione gli consentiva di valutare i ragazzi sul piano caratteriale”.
LA LISTA. Gli allenatori formati da Favini a Zingonia, alcuni dei quali ex giocatori di grido, sono Gianluigi Savoldi, Eugenio Perico, Giovanni Vavassori, Gian Carlo Finardi (attuale responsabile tecnico del settore giovanile), Alessio Pala, Valter Bonacina e Gianluca Polistina più il maestro Raffaello Bonifaccio.
ATALANTINO IN CAMPO. Favini, nato il 2 febbraio 1936, esordì in A con la maglia della Dea il 9 ottobre 1960 a Catania. Sposato con Paola, deceduta a ottobre 2014, lascia i figli Stefano (già fisioterapista della Nazionale) e Giorgio. Nel periodo di militanza nerazzurra venne convocato in Nazionale B per un incontro con l’Inghilterra.
