Il difensore, alla prima in azzurro, sfiora il 2-0 prima di incidere la partita nella carne viva lanciando Pavoletti per il 6-0 finale: avversario abbordabile, ma lui s’è riciclato bene a destra
Un debutto più che sufficiente, a giudicare dalle pagelle dei quotidiani del giorno dopo. L’avversario era poco più di un materasso, ma per l’alfiere dell’Atalanta Gianluca Mancini il Liechtenstein ha rappresentato comunque l’inizio di una storia d’amore con l’Azzurro Italia che si spera duri il più possibile. Anche, perché, no, in chiave plusvalenza estiva: lo sanno anche i muri che il mancato romanista della finestra di gennaio sarà il primo ad andarsene dell’attuale truppa di Gian Piero Gasperini.
IL QUASI ASSIST. Da esterno basso a destra della difesa a quattro il semi omonimo del commissario tecnico Roberto s’è disimpegnato benino, nonostante l’inedito ruolo al debutto da centrale riciclato in corsia. Importante, nondimeno, per gli equilibri tattici, visto che da una retroguardia costituita da tre centrali su quattro il ’96 di Montopoli in Val d’Arno ha consentito all’ex compagno Leonardo Spinazzola, l’assistman del rompighiaccio di Sensi entrato in mille azioni e pure in quella del gol di Kean, di sganciarsi pressoché sempre fungendo da ala aggiunta. Intorno alla mezzora della ripresa, poi, quel lancio per incornata e tap-in di Pavoletti, e pazienza se il bomber del Cagliari ha chiuso il set partendo da posizione irregolare.
IL QUASI GOL. La figura retorica alla Nicolò Carosio torna utile per descrivere la girata a centro area, su azione da calcio d’angolo rifinita dalla torre di Bonucci, al giro di lancetta numero ventotto. Taglio e movimenti da difensore-goleador, per il Gianluca nerazzurro: una specialità della casa, settebello complessivo in due stagioni nemmeno finite in 38 presenze e 5 sulla ruota di Bergamo nel solo campionato in corso. Palla alta sopra il montante, pazienza. Non la più impegnativa delle serate, nelle qualificazioni europee al “Tardini” di Parma. La scala del calcio vero, per Mancini Gianluca dalla campagna pisana, l’ex Perugia ceduto per un tozzo di pane tra le proteste della casa madre Fiorentina. E chissà che domenica, nel lunch match, non arrivino l’acuto e la scorpacciata da tenore in odore d’Europa.
MATTEIAMOCI PURE ELOGI ALL’ ALLENATORE CHE CI HA CREDUTO E L’ HA MESSO IN PRIMA SQUADRA ?????
Sarebbe da tenere ma la società deve incassare così lo venderà, mi dispiace perché è veramente forte.
Perché venderlo e non tenerlo?
A Firenze non ci capiscano nulla hanno tenuto tomovic al posto suo…
Basta che i Della Valle non rompano i coglioni con le loro cazzate da circo