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Nati del giorno – Mion, il minatore che salvò l’Atalanta 62 anni fa

La meteora atalantina, emigrante di ritorno, giocò una stagione da titolare su tre. Dopo essersi diviso tra miniera e pallone

Alfonso Dante Mion, nato questo stesso giorno 89 anni fa, incarna una figura oggi estinta nel calcio da starlette televisive. L’emigrante di ritorno, negli anni Cinquanta dell’esodo di connazionali nel Belgio delle miniere di carbone, unico rifugio dalla miseria. Cui non sfuggì nemmeno lui, manovale del sottosuolo e a tempo perso bomber del Charleroi. Un eroe dei tempi andati, quando tutto era incredibilmente umano e le passerelle da fighetto potevi solo sognartele, capace seppur da quasi meteora di fare del bene alla Bergamo del pallone: l’ultima delle sue sei reti alla stagione d’esordio, il 16 giugno 1957 a Trieste, vale la salvezza: una girata a mezz’altezza al minuto 53, su azione dalla destra di Longoni sporcata dal difensore locale Belloni.

UN CALCIO ALLA MINIERA. Nella patria di Marcinelle e della tragedia eponima, Mion, nato a Villaga, cresciuto in città nel Vicenza e passato al Bassano (alcune fonti registrano il San Donà di Piave), emigrò in Vallonia dove trovò un impiego extralavorativo nello Charleroi. 86 gol dal ’51 al ’56, cui ne avrebbe aggiunti 8 in una quarantina di presenze nerazzurre nel triennio 1956-1959, di cui 1 in Coppa Italia il 7 settembre ’58 a Biella (2-1). Lavoratore duro e indefesso: quale squadra avrebbe potuto attenderlo se non l’Atalanta, la Dea che esige la maglia sudata sempre?

DEA, LA SPOSA PERFETTA. La prodezza più famosa si aggiunge ai successi personali nei 2-2 con Lazio, Milan (in casa) e Inter nonché ai matchball contro Spal e Fiorentina. Dea e Roma a 31, Genoa 30, giù gli Alabardati (29) e il Palermo (22). I primi due indovinati da numero 7, gli altri da 9. Riciclato centrattacco per le magre dell’uruguagio Nelson Cancela e l’inesperienza di Gian Carlo Magnavacca. A destra, lotta per la maglia con Ennio Lenuzza, Arturo Gentili e Marino Perani, l’ultimo dei quali gli prese il posto nel giro di corsa susseguente (a segno solo col Padova) per essere poi venduto a peso d’oro al Bologna.

MION IN RISERVA. Di qui le apparizioni più rarefatte. A sinistra, Angelo Longoni; mezze ali, Carlo Annovazzi, Pierluigi Ronzon, il bomber Adriano “Nane” Bassetto, vicentino come lui, Raoul Conti e Sergio Pensotti. E in mezzo all’attacco Gianni Zavaglio, 13 gol nel 1958/59 della risalita dalla serie cadetta. Fine della parentesi orobica, sotto Karl Adamek, austriaco che aveva già rilevato nell’annata della retrocessione per il Caso Azzini (la presunta combine per vincere a Padova) Giuseppe Bonomi e Carlo Rigotti, a sua volta sostituto di Luigi Bonizzoni.

ITALIA & BELGIO. Nulla è per sempre: dopo la fama effimera, la Reggina all’inizio del decennio successivo per rientrare nel Paese adottivo chiudendo con le maglie di Charleroi, Auvelais, Union Saint-Gérard, Meux ed Hemptinne. In campo fino a 44 anni, perché quando sei abituato a vivere sottoterra l’aria aperta odora un po’ di Paradiso.

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