L’Atalanta è dipendente da Zapata? No. O forse sì, ma non dai suoi gol. La sua presenza in campo è necessaria, nelle ultime undici non è quasi mai uscito
“Questa Atalanta è dipendente da Zapata, quando smetterà di segnare si fermerà”. Al bar, sui social: avrete già sentito questa frase. E in effetti poteva essere un ragionamento giusto, viste le dieci partite consecutive in cui è andato a segno il colombiano tra Serie A e Coppa Italia.
E invece, lunedì sera contro il Cagliari è arrivata la smentita. Probabilmente il centravanti ha patito l’asfissiante pressione dei rossoblù, che non gli hanno mai concesso spazi, quelli di cui avrebbe bisogno per mettere in azione la sua straripante esplosività. Ha agito più nell’ombra, facendo un lavoro simile a quello di Petagna nelle ultime due stagioni.
Probabile che abbia inciso anche la stanchezza: non va dimenticato che Zapata, nelle dieci sfide precedenti a quella di lunedì, aveva saltato solo l’ultimo quarto d’ora della partita contro il Genoa. Poi sempre in campo, novanta minuti più recupero. E, dopo un inizio di stagione traballante, ora l’Atalanta non vuole più fare a meno di lui.
Perché segna, tanto. Ma se non segna fa segnare gli altri. Apre gli spazi, si addossa le attenzioni della difesa avversaria, lasciando più spazi ai suoi compagni. E poco importa se a segnare è Castagne, Hateboer, Gomez o Ilicic. Quel che conta è che al triplice fischio i nerazzurri siano in vantaggio. E da quando Zapata è entrato in forma, questo succede molto spesso.