Per vincere a Cagliari serviva una prova di sostanza e l’Atalanta esegue il compito. I prossimi due impegni ci aiuteranno a capire fino a dove può arrivare questa squadra
Altra prova di maturità superata. I tre punti presi a Cagliari rappresentano grasso che cola: ora l’Atalanta è quinta in classifica con 35 punti al pari di Lazio e Roma e, soprattutto, è andata a prendersi un successo (il secondo stagionale dopo quello in Coppa Italia) dove finora aveva vinto solamente il Napoli lo scorso 16 dicembre.
QUANTA PAZIENZA… Durante la conferenza della vigilia, Gian Piero Gasperini aveva evidenziato il fatto di essere poco paziente, ma invece proprio la pazienza si è rivelata la virtù dei forti, come recita un vecchio adagio. Dopo un primo tempo chiuso a reti inviolate con un Cagliari ben organizzato a bloccare le offensive nerazzurre giunte centralmente, l’Atalanta cambia strategia sfruttando il gioco degli esterni con Timothy Castagne che imbecca Hans Hateboer per lo 0-1. Ma calma e pazienza sono il pregio anche della seconda fase di gara quando i sardi alzano il proprio baricentro ma prima sbattono contro una linea difensiva ben costruita e poi contro la traversa nell’unica vera occasione concessa.
SI E’ FERMATO ZAPATA! Prima o poi sarebbe accaduto anche questo. Era impensabile pensare che Zapata riuscisse a prolungare ancora di molto la propria serie di partite con altissimo rendimento. Anche Duvan è un comune mortale e tre dispendiose gare in otto giorni si sono dimostrate dure anche per uno come lui. Ma guardando il bicchiere mezzo pieno, ieri i suoi gol non sarebbero serviti. Speriamo abbia tenuto i colpi in canna per le prossime sfide contro Spal e Milan.
SPAL E MILAN. Con una classifica sempre cortissima, le prossime due giornate ci aiuteranno a capire sempre più dove potrà arrivare questa Atalanta. La formazione allenata da Gian Piero Gasperini ha centrato il terzo esterno successo consecutivo (dopo quelli di Reggio Emilia e Frosinone) ed ora è attesa da due impegni interni contro Spal e Milan, due avversari che, almeno in questo momento, sono ampiamente alla portata dei nerazzurri. E uscire bene da questo doppio impegno significherebbe consolidare le proprie ambizioni verso l’Europa pregiata, che porta quel nome che ormai, scaramanticamente parlando, a Bergamo non si pronuncia quasi più.
