Il laterale belga, da dicembre, ha trovato nuova linfa spostandosi a mancina al posto di Gosens. E dire che sembrava sul piede di partenza…
11, come i chilometri percorsi a partita. Un po’ meno, 10 e 821 metri: il quarto dell’Atalanta alle spalle di Freuler, de Roon e Hateboer. 6, come le partite giocate di fila dal Boxing Day contro la Juventus che l’hanno rilanciato nello scacchiere di Gasperini. La Gazzetta dello Sport dedica il ritratto del giorno a Timothy Castagne.
MUFFA IN PANCHINA. Dal 5-1 in casa del Chievo del 21 ottobre al ko per 3-1 sul campo del Genoa del 22 dicembre, per il laterale belga a destra il posto era un miraggio: 46 minuti giocati, a destra Hans Hateboer e a sinistra Robin Gosens, per 9 match filati. Quindi, la rinascita, proprio a piede invertito: rispetto al tedesco il vallone difende, taglia e s’accentra meglio: 12 presenze in A, 4 in Europa League e 2 in Coppa Italia, 858 minuti giocati e 10,821 km di media. Gosens, 1176′, è fermo a 10,510.
DA JUVE A JUVE. Ripartito da Santo Stefano (2-2 casalingo) con la Juve, il nazionale dei Diavoli Rossi classe ’95 s’è imposto come titolare a mancina, facendo il botto proprio contro i bianconeri mercoledì nel quarto secco di Coppa Italia. Senza saltare un solo secondo. E impronta anche nell’ottavo di Cagliari, con assist proprio al Ternero.
TESTA D’ORO. Di piede con Madama, di testa per riaprirla con la Roma, domenica scorsa, sul cross del Papu Gomez: l’ennesimo esempio di quanto un titolare ritrovato possa essere decisivo, dando il la alla rimonta da 0-3. Un ammazzagrandi o quasi, visto che l’aveva messa anche nel 3-3 all’Olimpico.
TOLTO DAL MERCATO. Inseguito da Fiorentina, Lazio, Hoffenheim, Besiktas, Swansea e Celtic, Castagne è stato a un passo da Glasgow per 10 milioni: il club di Zingonia tirava sul prezzo di un altro paio. Alla fine, tutto come prima: contratto fino al 2020, a gennaio è scattata l’opzione per un altro anno. Con la certezza di essere una plusvalenza: nell’estate del 2017 il Genk incassò 5 milioni.