In serie A solo la Roma e il Sassuolo hanno un maggiore apporto di gol dalla difesa. Il boom Mancini, tre di fila, ma sorprende pure una riserva come Djimsiti

Quando il migliore attacco è una difesa capace di sfornare gol come se piovesse. Le inzuccate precise e implacabili come laser di Gianluca Mancini e Berat Djimsiti contro l’Inter, il vero sigillo doppio alla partita delle partite prima della ciliegiona sulla torta del Papu Gomez, suonano solo come una conferma. In casa Atalanta, a questo giro, i gol arrivano da molto lontano. Nel magic moment attuale da poker di bottini pieni di fila, si sono sbloccati anche i difensori. Che fin qui in campionato ne hanno messi 5 su 23 totali. Tra un quarto e un quinto dell’intero potenziale offensivo di una squadra che conta su parecchie bocche da fuoco, tra il Papu Gomez e Duvan Zapata passando per Josip Ilicic, che nel lunch match dell’11 novembre ha servito sul piattino le scorpacciate al reparto teoricamente deputato in primis a far digiunare gli avanti altrui.

I MINISTRI DELLA DIFESA. Il totale stagionale tocca i 9 su 39 considerando anche le fiammate in Europa League: Rafael Toloi e lo stesso Mancio col Sarajevo in casa, José Luis Palomino e Andrea Masiello nell’ottovolante del ritorno. L’argentino l’ha messa al Parma su sponda del valdarnese, che poi ha chiuso i conti prima di dare il la alla rimonta di Bologna. Tutti gol di piede, fra l’altro, quelli dei mastini nerazzurri in A, eccetto la scoppola rifilata alla Beneamata per detronizzarla dal secondo posto. “Non c’entrano solo le palle inattive, abbiamo difensori che sanno inserirsi e smarcarsi”, l’oracolo del Gasp nell’ultimo dopogara. Vedi il mancino di Mancini a Bologna per la seconda delle sue tre prodezze consecutive, roba che porta il suo score a 4 in questo scorcio d’annata giunto all’autunno (quasi) pieno.

TIRI MANCINI. Proprio il ’96 di Montopoli in Val d’Arno, giunto a Bergamo da perugino ma rimpianto più che mai dall’alma mater viola, è la summa delle vacche grasse in terza linea. Di fatto, da vice Masiello beneficato dal suo retto femorale ballerino, è il vice-cannoniere di squadra, 4 in 11 gettoni. Idem nei meri confronti entro i confini, 3 (in 8 allacciate di scarpe) con Ilicic ed Emiliano Rigoni dietro il Papu (6 in tutto, 4 nella massima serie). Eppure è tornato in marcatura, perché da perno a tre il pampero che usa solo il sinistro è un intoccabile.

ROMA SULL’OLIMPO. Se la Dea è l’Olimpo dei ministri della difesa, non si può dire lo stesso per 17 compagini su 20 della massima serie. Due le eccezioni. La Roma, in vetta alla speciale classifica, che su 22 reti ne ha avute addirittura 8 (36 per cento) dalla linea arretrata: 2 da Fazio, Florenzi e Kolarov, 1 a testa per Manolas e Juan Jesus, aggiuntosi giusto contro la Samp. Poi il Sassuolo, 6 su 20 (30 per cento) col goleador Gian Marco Ferrari a 3, seguito da Lirola, Adjapong e Marlon.

LE ALTRE: BRICIOLE DA DIETRO. Dalla capolista in giù, i verdetti sono chiari. Juve, 1 (Bonucci) su 26. Napoli, 0 su 26. Inter, 2 (D’Ambrosio e de Vrij) su 22. Lazio 1 (Acerbi) su 18, più Wallace in coppa. Milan, 3 su 21 grazie a Calabria e a un doppio Romagnoli. Fiorentina, 3 su 18 (Biraghi, all’Atalanta, e 2 Milenkovic). Torino, 1 (Nkoulou) su 17. Parma, 1 (Dimarco) su 12. Per la Samp, solo Tonelli, contro i nerazzurri, su 16. Cagliari 0 su 12. Genoa, 1 (Romero) su 17. 1 (Bonifazi) su 11 per la Spal, idem per il Bologna (Calabresi) e l’Udinese (Nuytinck). Infine, le tre attualmente da retrocessione: su 12, l’Empoli soltanto con Silvestre, mentre le due dagli attacchi più risicati (10 a cranio) hanno potuto contare su Goldaniga (il Frosinone) e Tomovic (il Chievo).