Il preparatore dei portieri dell’Atalanta Mozzanica ha rilasciato un’intervista esclusiva al sito ufficiale del club, toccando diversi argomenti
La società Atalanta Mozzanica ha affidato a Marco Sacco, già preparatore dei portieri nella scorsa stagione, le sorti tra i pali di Margherita Salvi e Diede Lemey. Vi proponiamo un estratto dell’intervista concessa al sito ufficiale del club orobico.
CARRIERA. “Ho iniziato nel settore giovanile nell’AC Crema, con la quale dai pulcini sono arrivato fino in prima squadra, giocando nel campionato nazionale dilettanti, allora chiamato “Interregionale”. E’ stata la categoria più alta in cui ho giocato. Avrei avuto la possibilità di passare in C2, ma proprio quando si presentò l’occasione ebbi un infortunio serio alla spalla e da lì purtroppo ho iniziato la discesa nelle varie categorie dilettanti. Fu la causa per cui dovetti smettere presto, a 30 anni quando giocavo in promozione. E subito dopo iniziai ad allenare.”
MODELLO DA SEGUIRE. “Zoff l’ho visto molto poco in realtà. All’epoca i più forti erano Zenga, Tacconi, Tancredi, Giovanni Galli e in seguito Pagliuca, Peruzzi, Giuliani. Zenga lo ammiravo molto perché tra i pali volava letteralmente e in lui mi rivedevo molto.”
PRESENTE. “Nel nostro campionato oggi ci sono tanti portieri stranieri, ma è vero anche che se diventano forti è proprio perché lavorano qui da noi. Guarda ad esempio Allison, quando è arrivato era un buon portiere, ma se n’è andato trasformato in un campione. Julio Cesar dell’Inter è arrivato che non era nessuno ed è diventato Julio Cesar e Handanovic ha avuto un percorso simile. E’ vero che sono cresciute molto anche le altre scuole, ma credo che quella italiana sia ancora la migliore, anche se ritengo si possa migliorare, soprattutto per quanto riguarda i settori giovanili. Le case si costruiscono dalle fondamenta e lo stesso ad un giocatore devi insegnare quando è piccolo, una volta cresciuto è troppo tardi per ripartire da zero. E purtroppo a livello giovanile vedo che vengono fatti ancora dei disastri.”
ATALANTA MOZZANICA. “Onestamente all’inizio è stato strano per me, ma solo perché abituato da sempre a lavorare con i ragazzi, anche solo dover cambiare i sostantivi al femminile non mi veniva automatico. E poi tra maschi è naturale usare un linguaggio anche colorito e con le ragazze invece non sapevo se dovevo controllarmi o cosa fare, poi conoscendole ho capito che anche loro si lasciano andare volentieri da questo punto di vista e così mi sono rassicurato e poi è andato tutto sempre meglio.”
MARGHERITA SALVI. “Margherita è una ragazza tanto buona, anche troppo. Educata, gentile, riservata e tutto questo nella vita privata va benissimo, ma per fare il portiere dovrebbe essere più cattiva, cosa che non mi stanco mai di dirle ad ogni allenamento.”
DIEDE LEMEY. “Ha degli ottimi fondamentali, ma la scuola belga ha un problema che non capisco: non lavorano sulla forza esplosiva. Tanto sullo spostamento laterale e poco sulla spinta per intenderci. “
FIDUCIA NELLA SQUADRA. “Rispetto allo scorso anno sono andate via tante giocatrici importanti e ne sono arrivate tante giovani dalla primavera e altre provenienti da categorie inferiori. Adattarsi subito ad un campionato di serie A non è facile, cambia metodo e intensità di allenamenti, la fisicità degli avversari. Ci vorrà un po’ di tempo, la strada non è semplice, dobbiamo lavorare tanto, ma possiamo riuscirci.”