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Per l’Atalanta è crisi nera ed il progetto, al bivio, sembra chiaro

Quattro sconfitte, tre pareggi e una vittoria. Un bilancio che racconta il quasi inevitabile ritorno alle origini di una Dea bendata priva di identità di gioco

Cinque gol fatti e undici subiti nelle ultime sette gare in massima serie. Visto il calendario complicato da fine settembre a oggi (Milan e Fiorentina in trasferta, Torino e Samp a Bergamo), era doveroso attendere per parlare di crisi. Ora, però, sull’uscio della porta, ci si scontra con l’amara realtà.

Esterni non all’altezza della situazione e un Pasalic troppo poco credibile per stare al passo del centrocampo fanno, infatti, da cornice ad uno Zapata snaturato al quale sono richiesti gli onerosi compiti dell’ex Petagna e ad un finto quadrato che gioca almeno venti metri più indietro rispetto alle precedenti stagioni.

Il giro palla è drasticamente più lento e l’attacco non conosce rete che tenga, in barba addirittura alle difficoltà tanto agognate del passato campionato. Insomma, mettici poi la difficoltà nel dover cambiare gioco, sfortuna e carenza di idee ed il risultato è fatto. Davvero? Si, ma di certo il problema non sta, nelle sue fondamenta, solo in campo e in panchina.

Tempo a dietro commentavamo le parole dei tifosi, rei di aver affidato il futuro nerazzurro nelle mani della società, nonostante qualche prima donna al piano dirigenza provocasse schiamazzi, frutto poi di lamentele curvaiole. Lì, nei meandri del Bortolotti di Zingonia, risiede probabilmente la manovra societaria che fa caratterizando un periodo un pò troppo sotto le righe.

Dunque: un mercato turbolento, l’Europa mancata, un allenatore nelle condizioni di reinventare un progetto di successo e una società brava, bella, sana. Che per proprie e rispettabili ragioni decide di tornare indietro. Attraverso la pagina Sostieni La Curva, il popolo atalantino era infatti consapevole, già dalla scorsa estate, che qualcosa sarebbe cambiato e che la scelta sul da farsi era completamente nelle mosse, giustamente, dei piani alti. Ma fino a questo punto? Fino a mettersi i bastoni tra le ruote?

Bergamo ci sarà, a sostegno della propria fede, anche se passare alla solita tiritera non è dicerto facile per chi ha imparato a conoscere il potenziale orobico, Gasperini su tutti. D’altronde le origini non si dimenticano, l’Atalanta sa benissimo da dove viene e chi è. Ma non chi è destinata ad essere, di questo ne siamo artefici tutti. E che non si ritorni però a navigare nella melma della mediocrità passata. Perchè il confine della consapevolezza, ora, è più labile e sottile che mai.

 

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