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Candeline per Magoni, il bergamasco di coppe… ma non nella Dea

51 anni oggi per il selvinese Oscar, fratello della campionessa olimpica di sci Paoletta e grande atleta poliedrico. Da Lippi a Mazzone, che soddisfazioni

Eccone uno capitato fra la fine del Percassi atto I e lo start della presidenza Ruggeri. Avrebbe potuto vivere facendo lo sciatore, il tennista o il maestro di entrambe le discipline. Invece Oscar Magoni, un metro e settanta per settanta chili di atleta di nerbo e d’acciaio dalle prestazioni stupefacenti, non si sa in quale giorno lontano della sua vita decise di lasciare il mito alla sorella Paoletta, oro olimpico di slalom speciale a Sarajevo nel 1984. Oggi l’attuale direttore sportivo del Renate (dal 2016) spegne 51 candeline. Nell’Atalanta piovve dalla C1, anzi dalla categoria sotto, essendo stato appena promosso col Leffe di Bortolo Mutti dopo essersi formato col “Mago di Lallio” Luigi Bresciani a tiro degli esordi con Selvino e Romanese (1986-89).

TRE STAGIONI, TRE GOL. Magoni inizia a fare il jolly, preferibilmente di fascia, con Marcello Lippi, tecnico che porta i nerazzurri a un passo dalla qualificazione in Coppa Uefa. La stessa che l’uomo di Selvino, esterno o mediano di gamba, di corsa e di fosforo, avrebbe assaggiato – causa cessione a gennaio sul Golfo – nel Bologna di Carletto Mazzone (1996-98) nell’ottavo di ritorno di Siviglia col Betis dopo essersi qualificato dall’Intertoto vinta sul Ruch Chorzow dopo la semifinale fratricida con la Sampdoria dell’ex compagno Fabrizio Ferron. A parte gli impieghi ovunque capitasse e soprattutto servisse, l’uomo che aveva fatto la gavetta nelle minori si segnala per le 3 imbucate in 89 presenze atalantine: il 3 gennaio ’94 nell’illusorio successo per 2-1 nella tana dell’Inter (la coppia Valdinoci-Prandelli, subentrata a Guidolin, non evitò la B) e, in cadetteria, nell’1-1 a Lucca il 18 dicembre dello stesso anno più nel 2-0 casalingo all’Udinese del 14 aprile 1995.

DI NUOVO LONTANO DA BERGAMO…O QUASI. Con la promozione by Emiliano Mondonico, altri giri, altre corse. Genoa, la via Emilia come s’è detto, il Napoli, l’Ancona, la Triestina, il Ravenna e la Nuova Albano per appendere le scarpe al chiodo a 38 primavere (anzi, autunni…) dedicandosi alla panchina. Vigevano, Isola, Renate a due riprese, Lecco, Colognese, Tritium, Sambonifacese, Ciserano e Pro Sesto, tra subentri ed esoneri. Un caratterino di quelli schietti e mai proni ai compromessi, altrimenti allenerebbe o dirigerebbe molto più in su. Ma anche la Brianza, colorata guardacaso di nerazzurro, può essere un’isola felice. Auguri.

https://www.youtube.com/watch?v=I6oJib5b4-g

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