Il protagonista della cavalcata di Mondonico in Coppa delle Coppe è per le gerarchie nette, l’ex monzese e milanista degli anni novanta è per la concorrenza: “Io non mi sono mai sentito la riserva di nessuno”
Parola di Ottorino Piotti, gli anni ottanta nelle mani, Nello Malizia a coprirgli le spalle e le cavalcata in Coppa delle Coppe con Mondonico nel 1988 fino alle semifinali col Malines nel curriculum: “Etrit Berisha e Pierluigi Gollini? Credo siano allo stesso livello. In porta devono esserci gergarchie, la concorrenza porta chi gioca a sentirsi sotto osservazione, perché un errore gli costa il posto”, ha esordito il numero 1 indiscusso dal 1984 al 1988 dell’Atalanta a L’Eco di Bergamo.
PIOTTI E FERRON. “Nel 1988 ero avanti con gli anni, mi infortunai alla prima giornata e Fabrizio Ferron fece benissimo mentre io sbagliai al rientro. I due portieri devono dare il meglio in allenamento, poi c’è la partita e contano anche fortuna e dettagli: l’errore passa inosservato se la palla finisce sul palo, ma diventa una condanna se entra”.
PINATO. 11 stagioni nerazzurre e nemmeno un centinaio di presenze, ma anche record di imbattibilità nel 1997 – 757 minuti – e due rigori parati a Daniel Andersson in Bari-Atalanta 0-2 il 22 ottobre 2000. Davide Pinato da titolare non ha giocato granché: “Non mi sono mai sentito un dodicesimo, anche se lo ero spesso, perché per me la sfida era aperta. La concorrenza è positiva se gli interessati la prendono bene: se non ci si sente più titolari diventa più difficile, se si accetta la sfida è uno stimolo”.
PINATO SU BERISHA. “Chi perde le certezze è il titolare. Può darsi che Berisha stia soffrendo la situazione, sentendo meno fiducia dopo due annate. Lui e Gollini sono due ottimi portieri. Berisha ha esperienza internazionale, Pierluigi è già sufficientemente maturo. Il tecnico decide valutando il lavoro in allenamento, e quando lo fa deve essere chiaro con entrambi”.
