L’ex centrocampista dell’Atalanta esalta il lavoro del tecnico nerazzurro e sottolinea i meriti anche del direttore sportivo, conosciuto ai tempi del Chievo
Da pochi giorni Michele Marcolini ha consensualmente concluso la sua esperienza alla guida dell’Alessandria ed ora è in attesa di una chiamata. Ma in molti lo ricorderanno con la maglia dell’Atalanta, con cui ha collezionato 108 presenze e 12 reti dal 2003 al 2006. “Bergamo e l’Atalanta mi hanno regalato ricordi indelebili – esordisce l’ex centrocampista nerazzurro –. Mi sono tolto tante soddisfazioni e ricordo il bellissimo rapporto con la città. Rivivo ogni momento con grande felicità”.
Marcolini, ma lei si aspettava che l’Atalanta centrasse nuovamente la qualificazione in Europa?
“Lo speravo. Gasperini ha saputo dare alla squadra un’identità definita e speravo potesse continuare sull’onda della stagione precedente come poi è stato. Negli ultimi due anni l’Atalanta ha ottenuto risultati stupefacenti”.
Quindi per la prossima stagione possiamo sognare un tris?
“La terza qualificazione europea sarebbe un qualcosa di straordinario. Ma credo che quella che si vivrà l’anno prossimo sarà un’altra annata in cui l’Atalanta avrà l’onore di rappresentare l’Italia in Europa e, soprattutto, quello di avere una squadra che, ovunque si presenta, va in campo per imporsi e per giocare con grande determinazione, grinta e voglia di fare bene. Solo quest’ultimo aspetto renderà il tutto molto interessante”.
Molti giocatori però cambieranno maglia. Caldara e Spinazzola andranno alla Juventus, Cristante deve solo scegliere la destinazione. Soriano può essere il nome giusto per la sostituzione del tuttocampista?
“Soriano è un ragazzo che ha fatto ottime cose in Italia e nei primi momenti al Villarreal, quindi sicuramente le doti non gli mancano. Credo però che quello più indicato a rispondere a questa domanda sia Gasperini che certamente ha in mente la tipologia di giocatore di cui ha bisogno. Fino ad oggi ha dimostrato di saper scegliere i profili giusti senza dare troppo peso al nome”.
In passato lei ha avuto Sartori come direttore sportivo al Chievo. Che idea si è fatto?
“E’ un grande lavoratore. E’ uno dei padri del miracolo Chievo, ed oltre ad averlo fatto nascere, è stato anche in grado di gestirlo al meglio negli anni successivi realizzando acquisti intelligenti e facendo grande attenzione all’organizzazione e alle spese. Per il resto, nell’attività quotidiana, è un direttore attento ai dettagli e credo che i risultati ottenuti negli anni rappresentino la conseguenza”.
Nell’ultimo campionato ha guidato l’Alessandria in Serie C. C’è qualche giocatore pronto per il doppio salto in Serie A?
“La Serie C è spesso fucina di talenti. La cosa più difficile è però capire quanto possano essere pronti già nell’immediato, anche a livello fisico in quanto fra le due categorie c’è un notevole divario. Qualche profilo interessante c’è, ma va ben cercato e valutato”.