Cosa facevano, prima, alcuni giocatori per guadagnarsi da vivere?
Sono tanti, a discapito dei luoghi comuni, gli atleti che, prima di iniziare la loro ben remunerata carriera, compivano i lavori i più disparati. C’è chi come Zampagna, fino a 23 anni, esercitava la professione di tappezziere o chi come Kurtic faceva l’operaio, da giovane, in una fabbrica slovena. La storia più struggente è forse quello di Ferreira Pinto. L’ex numero 79 atalantino, rimasto orfano a 15 anni del padre, con cui raccoglieva i pomodori nei campi, lavorò, fino al diciannovesimo compleanno, in una fabbrica di mattoni.
Usò, per diverso tempo, la cazzuola anche Christian Riganò, bomber le cui reti venivano accolte, soprattutto a Firenze, dal mitico coro “Era un bravo muratore ora è il nostro goleador, Rigagol”. Ma in giro per il mondo è pieno di giocatori dai mestieri precedenti insospettabili. Il brasiliano, ex Fiorentina, Amaral, in patria, lavorava per un’impresa di pompe funebri mentre il colombiano Carlos Bacca, ora al Siviglia ma bomber del Milan, aiutava il padre pescivendolo e faceva il controllore sui pullman. E poi l’autista di ambulanze Papiss Cissè, il meccanico Adil Rami o il medico Socrates. Si potrebbe continuare con tanti altri esempi ma la massima da trarre è la seguente: nella vita, per raggiungere un obbiettivo, sono necessari sacrificio, impegno e abnegazione.
Buona festa a tutti i lavoratori!