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La silenziosa rivoluzione di Di Francesco

di francesco

L’avvento del nuovo anno va a coincidere con un momento assai delicato per i club. Nel mese di gennaio ci sarà, infatti, la possibilità per le varie società di fare il punto della loro prima parte di stagione e di adoperare, sul mercato, i dovuti accorgimenti per rafforzare la rosa.

Non fa eccezione la Roma, prossima avversaria della banda di GasperiniI capitolini, al netto dell’eliminazione in Coppa Italia e di un dicembre poco brillante in campionato, possono ritenersi soddisfatti occupando, attualmente, nonostante una gara da recuperare, il quarto posto in classifica con ben 39 punti.

I dubbi legati al cambio allenatore e a un mercato che ha portato via tre degli uomini migliori della passata stagione quali Salah, Rudiger e Szczesny sembrano ora un lontano ricordo.

Eusebio Di Francesco si è preso la Roma dell’esuberante Luciano Spalletti e lo ha fatto in silenzio con la normalità che lo ha sempre contraddistinto anche quando faticava in mezzo al campo ma con la personalità di chi sa che il lavoro paga sempre. Meno parole e più fatti.

E i numeri sono tutti dalla sua parte. Infatti, nelle prime 10 giornate di campionato nella stagione 2016-2017 la Roma aveva collezionato 22 punti in campionato  contro i 24 punti di quest’anno (2 sconfitte, 8 vittorie). In Champions League i giallorossi sono riusciti, seppur in un girone di ferro, a strappare il pass per gli ottavi. Mica male per un squadra che lo scorso anno era uscita prematuramente ai playoff di agosto col Porto e che anche negli anni precedenti ha spesso denunciato sul piano europeo diversi limiti sotto il profilo della personalità.

L’idea di gioco del tecnico comincia ad essere evidente nella capacità di andare in verticale, di tenere la squadra corta e di sfruttare il fraseggio nel breve.

Negli ultimi anni la Roma ci aveva abituato ad un gioco il cui punto di forza era  aspettare l’avversario per poi ripartire. Una scelta dettata anche dalle caratteristiche di Gervinho e Salah, gente abituata a portare il pallone dall’altra parte del campo a velocità sostenutissima. Una tecnica buona per arrivare al massimo al secondo posto in Italia e uscire in fretta dall’Europa, cosa puntualmente accaduta. Oggi la Roma propone un calcio da top club europeo.

Va a giocare nella metà campo avversaria pure contro i campioni della Premier, va a portare pressione sui primi costruttori di gioco, ma soprattutto cerca sempre varie soluzioni di gioco. Il “Normal One” Di Francesco ha mutato pelle ad una squadra  che in questi anni si era adagiata su una fase offensiva delegata ai suoi super velocisti.

La vera svolta di Eusebio è avvenuta quando ha deciso di riproporre in giallorosso il 4-3-3 che aveva fatto le sue fortune col Sassuolo. Restituendo Nainggolan al ruolo di mezzala e puntando su due vere ali, a cui va il compito di attaccare come di aiutare in copertura, quali Perotti ed El Shaarawy.

Straordinario il loro apporto nella partita di Champions contro il Chelsea, con i primi due gol firmati da un rinato Faraone (sei gol dall’inizio della stagione tra campionato e coppe) e la terza perla messa in rete dall’argentino. Daniele De Rossi , capitano della squadra e leader carismatico della Roma, ha già promosso a parole il nuovo corso enfatizzando come al mister vada il merito di  aver cambiato il modo di aggredire l’avversario a favore di un calcio sempre propositivo anche contro squadre con cui in altre stagioni si sarebbe  aspettato.

È questo è il passo importante che il tecnico di Pescara sta facendo fare alla sua compagine.

In un calcio sempre più di dichiarazioni fuori posto  e di diverbi televisivi tra allenatori , Di Francesco  è il trionfo della normalità contro la “pazzia” di Spalletti, che negli appuntamenti decisivi ha più volte steccato dando in troppe occasioni l’idea di trasmettere il suo nervosismo a una squadra incapace di avere una costanza di gioco e rendimento per tutto l’arco della stagione.

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