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Passione stadi: l’Olimpico di Roma

Ideato nel 1927, lo Stadio Olimpico (originariamente noto come stadio dei Cipressi), nacque su progetto di Enrico Del Debbio, per poi essere ripreso nel 1937 da Luigi Moretti e usato come quinta scenica dei giochi del periodo fascista; abbandonato durante la guerra e usato come autoparco dalle truppe alleate, nel 1949 ne fu deciso dal Coni, suo proprietario, il completamento a cura di Annibale Vitellozzi, che lo ultimò nel 1953; all’epoca noto come stadio dei Centomila per via della capienza che si aggirava intorno ai 100 000 posti, fu ribattezzato stadio Olimpico dopo l’assegnazione a Roma delle Olimpiadi del 1960. Ospita fin dall’inaugurazione, avvenuta il 17 maggio 1953, gare di calcio, atletica leggera e, talora, anche di rugby oltre a eventi extrasportivi. Dal 1953, salvo brevissime interruzioni dovuti a lavori di ristrutturazione, ospita gli incontri interni delle due maggiori squadre calcistiche professionistiche della Capitale, la Lazio e la Roma.

1932: lo stadio dei Cipressi

Nella sua prima forma lo stadio (all’epoca chiamato stadio dei Cipressi) fu progettato e costruito nell’ambito del più ampio progetto della Città dello Sport chiamata Foro Mussolini (rinominata Foro Italico dopo la guerra). Lo stadio Mussolini nel 1941, con le gradinate addossate su Monte Mario. I lavori iniziarono nel 1927, su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio; venne inaugurato nel 1932, parzialmente, sino al primo anello. Nel 1932, Enrico Del Debbio progettò tre diversi stadi, chiamati dei Centomila, che tuttavia non trovarono attuazione. I lavori vennero ripresi nel 1937 a opera degli ingegneri Frisa e Pintonello. L’impianto ospitò manifestazioni ginnico-sportive, ma i lavori si interruppero nel 1940 a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

1953: lo stadio dei Centomila

A dicembre del 1950 si riaprì nuovamente il cantiere per il completamento dello stadio. Il progetto fu affidato all’ingegnere Carlo Roccatelli, membro del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che si avvalse dei consigli dell’architetto Cesare Valle, anch’egli membro dell’alto consesso ministeriale. In un primo momento, si pensò di costruire una struttura più complessa di quella effettivamente realizzata, ma la scarsità di fondi e le caratteristiche ambientali della zona indussero a una versione meno ambiziosa. Alla morte di Roccatelli nel 1951, la direzione dei lavori fu affidata all’architetto Annibale Vitellozzi. Si raggiunse così la capienza di circa 100 000 persone in vista dei Giochi Olimpici. La struttura venne inaugurata il 17 maggio 1953 con la partita di calcio Italia-Ungheria e l’arrivo della tappa Napoli-Roma del Giro d’Italia.

1960: lo stadio Olimpico

Durante l’Olimpiade del 1960, lo stadio fu la sede delle cerimonie di apertura e di chiusura, e delle competizioni di atletica leggera. Furono eliminati i posti in piedi, con il risultato di portare la capienza effettiva a 65 000 spettatori. La principale caratteristica dell’Olimpico fu la sua sorprendentemente bassa elevazione da terra, a dispetto della sua rilevante capienza. Questo risultato fu ottenuto grazie alla parziale sottoelevazione del terreno di gioco, sfruttando inoltre la forma naturale a conca del terreno attorno ad esso. Grazie a questi accorgimenti l’impianto si integrava perfettamente con l’ambiente circostante, offrendo un impatto visivo gradevole e contenuto. I seggiolini furono inizialmente costruiti in legno, sostituiti in seguito da altri in pietra di colore verde chiaro. Non era presente una copertura delle gradinate, ad eccezione di una piccola struttura (aggiunta in seguito) che, oltre a coprire una piccola parte della Tribuna Monte Mario, ospitava i giornalisti per le Radiocronache e le sale stampa. L’unica critica mossa negli anni allo stadio fu l’eccessiva lontananza delle curve dal campo di gioco, che penalizzava notevolmente la visione delle partite di calcio, dovuta alla presenza della pista di atletica e alla necessità di ricalcare il perimetro della struttura preesistente.

1990: ristrutturazione e copertura dello stadio

In vista del Campionato del Mondo 1990, dei quali l’Olimpico era lo stadio principale, furono previsti radicali interventi di ristrutturazione. A causa dei lavori, durante il torneo 1989-1990 le squadre capitoline giocarono le loro gare interne allo stadio Flaminio. I lavori furono affidati a un’imponente squadra di progettisti, fra cui lo stesso progettista originario Annibale Vitellozzi, l’architetto Maurizio Clerici, l’ing. Paolo Teresi e l’ing. Antonio Michetti (strutture). In definitiva, l’impianto fu quasi interamente demolito e ricostruito in cemento armato, ad eccezione della Tribuna Tevere ampliata con l’aggiunta di ulteriori gradinate; le curve furono avvicinate al campo di nove metri. Tutti i settori dello stadio furono integralmente coperti con una copertura. Furono installati seggiolini senza schienale in plastica azzurra. Due maxischermi, costruiti nel 1987 per i Mondiali di atletica, furono montati all’interno delle curve. Al termine dei lavori la nuova versione dell’Olimpico superò gli 82 922 posti, e fu così il 14º stadio al mondo per numero di posti tra gli stadi usati per il calcio, il 29º fra tutti gli stadi ed il secondo in Italia, di poco dietro allo stadio Meazza di Milano. I lavori di ristrutturazione, pur con il risultato di un impianto indubbiamente imponente e affascinante, non tennero conto dell’impatto sull’ambiente circostante. L’innalzamento delle gradinate e la realizzazione della copertura stravolsero completamente i principi secondo i quali il precedente stadio era stato pensato e costruito. L’Olimpico ospitò le prime 5 partite dell’Italia nel Mondiale e la finale tra Germania Ovest e Argentina, che consacrò i tedeschi campioni del Mondo. Con la stessa conformazione, il 22 maggio 1996 lo stadio Olimpico ospitò la finale di Champions League tra Juventus e Ajax che vide prevalere i bianconeri ai rigori.

2008: restyling dello stadio

Nel corso del 2007 è stato avviato un vasto piano di restyling riguardante l’interno dello stadio, per renderlo conforme alle norme UEFA, in vista della finale di Champions League che si è disputata il 27 maggio 2009. I lavori, conclusi nel 2008, hanno contemplato la messa a norma delle strutture – con miglioramenti per la sicurezza – l’adeguamento di spogliatoi e sala stampa, la sostituzione completa dei sedili, l’installazione di nuovi maxischermi digitali ad alta definizione, l’arretramento delle panchine, la parziale rimozione delle barriere tra gli spalti e il terreno di gioco, e una riduzione dei posti fino alla capienza attuale di 73 261 posti.

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