Nell’Atalanta pronta a continuare a stupire, nonostante una prestazione individuale negativa contro la Lazio, leggi Milinkovc-Savic che gli andava via da tutte le parti, c’è un jolly che deve al mister il rilancio della classica carriera di precoce esordiente dal grande futuro alle spalle: “Quando ero più giovane giocavo più basso e di sicuro Gasperini più di altri insiste sugli inserimenti dei centrocampisti. Fra dieci anni dirò che è stato lui a farmi diventare Cristante”, parole testuali dell’interessato.
Intervistato dalla Gazzetta dello Sport per l’edizione odierna de “Il cruciverba”, Bryan Cristante ha sottolineato i meriti del suo attuale tecnico, che l’ha lanciato in grande stile dopo il passaggio dal Milan – esordio a 16 anni e 9 mesi in Champions League contro il Viktoria Plzen, il 6 dicembre 2011 – al Benfica e i successivi prestiti a Palermo e a Pescara: “L’ho incontrato a 21 anni, per lui i giovani sono una missione. Jorge Jesus aveva i suoi 11 di 28-30 anni da schierare e con Rui Vitoria non c’è stato feeling. I consigli quotidiani del Gasp non sono generici, sono per te: tu lo capisci e ti senti unico”, prosegue il mediano-trequartista di Casarsa della Delizia.
Parole al miele anche sul collega-nemico di turno del suo mentore in nerazzurro: “A Gattuso come al Milan, che mi ha lasciato libero di crescere altrove, posso dire grazie. Non mi ha mai risparmiato un cazziatone o belle parole: era già allenatore allora, ci riuniva tutti per tenerci sul pezzo”. Infine, un aneddoto semisconosciuto che suona come una prospettiva a breve termine: “Ai tempi della Viareggio Cup mi seguirono osservatori del Chelsea, in Champions League mi ci vedrei: fisicità, contrasti, calcio aperto. Per diventare un falso lento ho fatto allenamenti specifici sulla rapidità e sullo sviluppo muscolare”.
Daniela Lancini