“33, dica 33”. Sopra il numero cosiddetto perfetto campeggia un nome: Hans Hateboer. Da quando gli atalantini hanno imparato a pronunciarlo (impresa ostica all’inizio), hanno incominciato a ripeterlo dagli spalti di Bergamo e dell’Europa. Chi lo chiama Hans, chi lo chiama Hateboer: è a lui che dal centrocampo ultimamente vengono servite le sfere che penetrano meglio l’area piccola del nemico.
I suoi filtranti per Ilicic, i suoi inserimenti per i varchi di Cristante e Freuler hanno già scritto la storia: la fascia destra viaggia e gli avversari ora l’hanno capito e ci pressano sempre di più. Yuste e Sachetti hanno dovuto rincorrere ai falli per fermarlo e l’olandese volante non ne ha mai voluto sapere di atterrare.
Fino a quel 93’ maledetto in cui ha perso la posizione e la sfera verso Zelaya che ha portato al gol dell’amaro pareggio. Ma non è l’unico colpevole da mettere sul banco degli imputati a cui salgono di diritto anche Berisha e Masiello. In realtà, più che il gol, il secondo mister Tullio Gritti non ha digerito la sua reazione di rabbia al 26’ st che gli è costata il cartellino giallo: un picco di nervosismo che si è portato avanti per il resto del match fino alla rete della fatale amnesia difensiva che ha contagiato tutti i nerazzurri. In attesa di rifarsi contro la Spal.
Può solo che migiorare
Bravo spinge e ci fara anche gol se ililic chiudesse anche i triangoli forza dea
Al cor ma coi pe al fa pietà
Troppi ricami..!..buonissimo giocatore . Punto