A volte, percorrendo le strade dell’Europa e di una carriera da protagonista, si finisce per attraversare lo stesso incrocio a distanza di anni. Capita a chi all’epoca lottava per la maglia da titolare e doveva accontentarsi del testa o croce del mister per vedere le luci dei riflettori e della ribalta, mentre col suo nuovo datore di lavoro è il numero 1 indiscusso. Ma tu guarda i corsi e i ricorsi della storia, o meglio delle vicende che costellano la parabola professionale di un calciatore. L’appuntamento di stasera al Mapei Stadium per Etrit Berisha ha il sapore del déjà vu.
A difesa dei pali dell’Atalanta il nazionale albanese ritrova l’Apollon Limassol, che era stata la sua rampa di lancio alla Lazio: era infatti un debuttante con l’Aquila sul petto, da neo acquisto estivo (350 mila euro agli svedesi del Kalmar), nella partita di Europa League vinta 2-1 grazie alla doppietta dell’ex nerazzurro Sergio Floccari (che a gennaio sarebbe stato ceduto al Parma) nel primo tempo, la sera del 7 novembre 2013, con la Curva Nord chiusa dall’Uefa per i cori razzisti e uno striscione “inappropriato” contro il Legia Varsavia del 19 settembre prima.
Nel match laziale con la più esigua presenza di pubblico in stagione, appena 6.948 spettatori, Berisha – che in squadra aveva il connazionale Lorik Cana e due futuri atalantini come Abdulay Konko e Beppe Biava, quest’ultimo però mai suo compagno a Bergamo – fu incolpevolmente infilato da Fotios Papoulis, greco tuttora nella rosa dei ciprioti insieme al collega coi guanti Bruno Vale, Stylianou, Vasiliou e Angeli. Ma nel finale, sul liscio di Novaretti, con una paratona negò il pari proprio all’autore del diagonale che aveva riaperto i discorsi.
Fu quella, per Etrit, la prima di 60 presenze biancocelesti, da secondo di Marchetti pronto all’uso specialmente nelle competizioni di metà settimana: 38 in campionato, 11 in Coppa Italia, 2 in Champions e 9 in EL, completate in quell’annata sotto Vladimir Petkovic dal ritorno coi polacchi, dall’altra partita di girone col Trabzonspor e nell’andata dei sedicesimi persa in casa di misura (20 febbraio ’14) coi bulgari del Ludogorets che col 3-3 di Sofia la settimana seguente sbatterono i capitolini fuori dai sedicesimi. José Palomino ancora non giocava nei verdi di Razgrad, che la scorsa estate l’hanno venduto alla Dea: era al Metz. Ma questa è un’altra storia.
E alura’ Berisha stasira vest che tai’ conoset be’ ta recomande fa’ bala’ l’oc, an se’ capic